Abbiamo intervistato Valentina Carrieri, operatrice dello sportello di ascolto all’interno delle scuole partner del progetto “Scuole Attive di Comunità”, per scoprire il ruolo di questo servizio e l’impatto che sta avendo su studenti, famiglie e comunità educanti.
Puoi raccontarci brevemente cos’è lo sportello di ascolto nell’ambito del progetto “Scuole Attive di Comunità” e qual è il suo obiettivo principale?
Il progetto “Scuole Attive di Comunità” nasce con l’obiettivo di offrire ai minori tra gli 11 e i 17 anni dell’Ambito BR 4 una possibilità di riscatto dalle difficoltà educative, sociali e culturali che caratterizzano il territorio. Al centro di questa iniziativa, lo sportello di ascolto si configura come uno strumento di intervento sperimentale ad alto impatto sociale, pensato per combattere fenomeni di emarginazione, dispersione scolastica e abbandono degli studi.
Quali sono, a tuo avviso, i maggiori benefici che gli studenti e le famiglie traggono dal supporto dello sportello scolastico?
Lo sportello di ascolto è uno spazio prezioso ideato per individuare e comprendere i bisogni, sia manifesti che latenti, degli studenti. L’obiettivo è costruire percorsi educativi personalizzati, capaci di rispondere alle esigenze specifiche di ciascun ragazzo o ragazza. Attraverso un approccio basato sull’ascolto attivo, il progetto consente di far emergere sia le difficoltà che le potenzialità dei giovani, fornendo loro un supporto emotivo, psicologico e orientativo.
Questo processo coinvolge non solo i minori ma anche le loro famiglie. Il sostegno genitoriale è infatti una componente fondamentale per aiutare i ragazzi a superare le difficoltà del percorso di crescita. Grazie a questa sinergia, si costruisce una “nuova” comunità educante, capace di infondere fiducia, valorizzare le potenzialità e promuovere la condivisione di esperienze.
Quali sono le difficoltà più comuni di cui gli studenti vi parlano quando si rivolgono allo sportello?
Gli studenti che si rivolgono allo sportello condividono spesso problematiche legate al disorientamento scolastico, alle dinamiche familiari conflittuali, a relazioni personali tossiche, alla bassa autostima e all’ansia per il futuro. Molti ragazzi vivono situazioni di solitudine e si sentono incapaci di riconoscere o esprimere le proprie emozioni.
Quali sono le principali sfide affrontate durante il lavoro e come si è cercato di superarle?
Una delle principali sfide affrontate è conquistare la fiducia degli studenti durante i primi colloqui. Superare pregiudizi e resistenze è fondamentale per avviare un dialogo sincero e costruttivo. Attraverso un percorso di crescita intra-emotiva, il progetto aiuta i giovani a esplorare le proprie fragilità e a trovare strumenti adeguati per affrontarle. L’educazione tra pari (peer education) svolge un ruolo cruciale, trasformando i ragazzi in promotori attivi di valori positivi e nuovi stili di vita all’interno della loro comunità.
Qual è il messaggio che vorresti condividere con le famiglie, gli studenti o la scuola a fronte di quanto emerso con l’esperienza dello sportello scolastico?
Dietro il comportamento apatico o provocatorio di molti ragazzi si nascondono spesso insicurezze profonde e bisogni inespressi. Per questo è essenziale adottare un approccio empatico e attento, che permetta di comprendere meglio il loro vissuto quotidiano.
Alle famiglie si rivolge un invito a dedicare più tempo alla costruzione di legami affettivi sani e stabili. I ragazzi lamentano spesso la mancanza di condivisione e dialogo, che li porta a sentirsi soli e incompresi. Solo attraverso una maggiore attenzione ai bisogni dei figli e una collaborazione attiva con la scuola è possibile costruire un futuro più sereno e ricco di opportunità.
Lo sportello di ascolto non è solo un luogo di supporto ma un punto di partenza per creare una rete di fiducia e comprensione, capace di fare davvero la differenza nella vita dei ragazzi e delle loro famiglie.